Sono sulla strada e sto cercando una strada. Potrei dirmi: “Ma é proprio sotto i tuoi piedi!”, ma le cose semplici e lineari non mi piacciono.
Queste immagini che vedete qui sopra nella gallery sono embrioni di una serie che sto cercando di concretizzare sia a livello di metodologia che di comunicazione.
Sono prototipi.
Esaltato per aver letto il libro di Todd Hido di cui ho fatto un video tempo fa mi sono messo in testa di capire le differenze (se ce ne sono) tra il paesaggio urbano notturno dell midwest americano e quello del boring nord nostrano.
Solo che tra coprifuochi e tutto il resto di scattare in ambiente urbano non se ne parla. Soprattutto di notte. Mi sono quindi arrangiato con quello che avevo a disposizione: il mio derelitto paesello fatto di villette medio borghesi, vecchie case coloniche, dolci salite e accondiscendenti discese.
Nel tempo allargherò l’orizzonte degli eventi andando ad includere il mio spazio anche ad un raggio superiore a quello consentitomi dalle regole attuali.
A livello di metodologia ho deciso di lavorare con una lente vintage (uno zuiko 50mm f/1.4 per le vecchie Olympus OM) che ha una resa molto personale dei punti luce, con un coma molto pesante e pronunciato. Questo perché non voglio creare immagini asettiche e pulite. Per il resto è una digitale su un cavalletto.
La prima macroscopica differenza tra il nostro northwest e il midewest di Hido sono le persiane. Le pudiche e oscuranti persiane o le totalizzanti tapparelle che noi abbiamo che che invece negli Stati Uniti sono una rarità. Stesse latitudini, differenti meridiani e differenti livelli di sfrontatezza.
Immagini come questa qui sotto da noi sono improbabili se non del tutto impossibili.
E sí, lo so che l’ha scattata Todd Hido, uno dei grandi della nostra contemporaneità e che quindi anche grazie al cazzo che io non sono alla sua altezza. Non é questo il punto
Io parlo dell’idea che lasciare qualcosa all’immaginazione del passante ci terrorizza ed infatti siamo una popolazione chiusa, che ha bisogno di un airlock tra noi e lo spazio esterno. Se proprio proprio vogliamo lasciare intravvedere qualcosa perché anche a noi piace dare un’occhiata fuori ecco che come minimo ci mettiamo le inferritate. Ci mettiamo in carcere preventivo.
La granitica certezza di essere nuclei atomici umani reclusi da e famosi per la nostra speciale forza di Coulomb che funziona solo di notte.
Abbiamo bisogno di persiane, tende, veneziane, tapparelle e tromp l’oeil addirittura laddove la finestra è stata murata direttamente. A scanso di equivoci.
Abbiamo bisogno di attutire i sussurri e le grida delle nostre banalità, delle nostre vite ordinarie e di dotarci ogni giorno della maschera giusta per uscire in mezzo alla gente.
Le atmosfere esterne, invece, sono molto simili a testimonianza del fatto che il mondo in cui viviamo, immerso nell’astrofisica, è esattamente lo stesso e siamo solo noi ad interpretarlo in modo diverso.
Proseguirò questo progetto e vedrò dove mi porterà. Questi prototipi che ho scattato forse non sono altro che cavie per trovare una cura alla malinconia delle nostre notti.
Vedremo. Vi tengo aggiornati.