Essere come l'acqua
Come fotografare la migliore band Power Pop italiana in piena pandemia potrebbe aver modificato il mio modo di approcciare la fotografia.
Il 2020 è stato un anno veramente complesso, non penso di dovervi spiegare come mai. In famiglia ha portato lutti, difficoltà economiche, tensioni, cambiamenti repentini e rinunce.
Tuttavia in questa "composizione" vorrei parlarvi di quella volta che ho potuto, nonostante tutto, riprendere in mano la macchina fotografica per realizzare le fotografie ufficiali per il nuovo disco e le immagini di backstage per il nuovo video dei Radio Days.
Loro sono una band Power Pop. Il loro suono diciamo che mescola i suoni del punk anni 70 alle melodia “beatlesiane’ con grandi armonie vocali.
Giudicate voi
Come un aviatore
Il mio stile fotografico ha sempre comportato la presenza di almeno due persone in uno spazio più o meno ristretto, generalmente al chiuso. Potete ben capire che, per uno come me, i vari lockdown, il distanziamento sociale o anche solo il timore di contrarre il virus e magari trasmetterlo alle persone che amo (alcune di loro considerabili fragili) sono stati deterrenti più che sufficienti per farmi decidere di non accettare lavori per quasi un anno e mezzo.
Il problema è che io faccio una fatica enorme a fare a meno della fotografia.
Per questo una domenica di quella breve finestra tra agosto e settembre 2020 in cui ci siamo illusi di poter tornare, pian piano, alla normalità, ho deciso di accettare l’unico lavoro professionale di tutto il 2020.
Ci siamo trovati di buon mattino in un certo posto di Milano (che deve rimanere più o meno “top secret”) e devo confessare che anche solo iniziare a preparare tutta la mia attrezzatura il giorno prima mi ha dato un brivido.
Dovete sapere che io amo l’aviazione (prima o poi prenderò il CPL, prima o poi) e come ogni bravo aviatore amo fare delle checklist, perché è chiaramente il modo migliore in assoluto per non dimenticare nulla.
Ho una checklist per tante cose, quindi anche una per la preparazione dell’attrezzatura nel caso di una uscita fotografica in un posto sconosciuto, come nel caso che vi sto raccontando. Comprende varie ipotesi e cerca di mettermi a disposizione l’attrezzatura più flessibile possibile tra quella a mia disposizione in modo da ridurre al minimo la possibilità di non disporre degli strumenti adatti in un luogo lontano da casa e dove normalmente sono l’unico fotografo.
Ripercorrere tutti i punti dopo mesi è stato strano. Riporre gli obiettivi negli zaini, scegliere i corpi macchina, ricaricare tutte le batterie, controllare tutte le schede di memoria, i flash, i trigger, i modificatori e nel frattempo iniziare ad immaginare la situazione in cui mi sarei trovato e scattare mentalmente le prime fotografie cercando di ricordarsi tutti i passaggi senza perderne di vista nemmeno uno.
Tutte belle sensazioni, tutte cose che mi mancavano.
Per questo motivo quando sono arrivato alla location ero carico come una molla. Una molla un po’ arrugginita, ma pur sempre una molla.
Un posto inaspettato
Paco, il mio contatto con la band e batterista della medesima, ha provato ad avvertirmi che ci saremmo trovati in un posto strano, ma mai mi sarei aspettato di trovarmi nel sottotetto di un ex macello dalla struttura ogivale e geometrica, mezzo diroccato, con un forte odore di muffa, polveroso e completamente grigio.
Ogni singola immagine mentale che avevo scattato nei giorni precedenti è stata cancellata appena ho dato un’occhiata alla location. Quelle geometrie mi imponevano un reset.
Ottimo. Dovevo improvvisare ed io non sono molto bravo a farlo.
La prima cosa che mi sono detto è stata che quelle travi curve di cemento, quell’architettura residuale, doveva diventare parte delle immagini.
Inoltre avevo una luce abbastanza forte che proveniva da delle finestre sul lato destro dello stanzone, ma avevo un buio quasi totale sul lato sinistro.
Questo significa una cosa sola: luce artificiale.
Preparo il flash in un piccolo softbox, punto sulla parete sinistra e monto un 20mm 1.8 sulla macchina.
Misuro la luce incidente con l’esposimetro in modo da avere un’ illuminazione più o meno uniforme da entrambi i lati.
Chiedo ai ragazzi di mettersi più o meno al centro della stanza. Dario, il vocalist e chitarrista al centro, Mattia, il bassista, a destra e Paco a sinistra.
Volevo solo realizzare uno scatto di prova, quindi senza stare troppo attento a tutto. Giusto per vedere l’effetto che avrebbe fatto, che tipo di luce avrei ottenuto e mi è uscito questo scatto.
Ora, non è uno scatto perfetto. Non sono stato molto attento alle espressioni, ma aver azzeccato la luce al primo colpo (almeno per i miei gusti) è stato come quando passo una giornata a scrivere codice e questo compila senza errori al primo tentativo.
Feels like magic!
Nel flow
Non dico che fotografare sia come andare in bicicletta. La pratica costante è importantissima e l’abitudine a guardare nel mirino e a gestire tutti i vari aspetti del processo è veramente fondamentale, ma ci sono dei casi, dei momenti, in cui mi sento come se non potessi sbagliare e mi trovo a fare cose senza nemmeno rendermi conto di farle.
Anche se non avevo più fotografato una persona da ottobre dell’anno precedente, quindi quasi un anno, anche se il più delle volte mi trovo ad avere a che fare con una sola persona dall’altra parte dell’obiettivo, mentre in questo caso ne dovevo gestire tre, nonostante tutto questo con un solo scatto mi sono reso conto di quanto amassi fare quella cosa lí e mi ci sono tuffato.
Senza rendermene conto entro in una specie di flow.
Qualunque altro pensiero mi abbandona. Letteralmente. Quando mi succede è una sensazione bellissima perchè per me è raro non essere ondivago con i pensieri. Ma ogni tanto, sopratutto quando faccio cose che mi danno adrenalina, riesco ad essere veramente focalizzato.
Ho scattato fotografie per sette ore di fila senza mai fermarmi se non per mangiare una frugale fetta di pizza.
Una liberazione
È stata una vera e propria liberazione. È stato un modo per sfogare mesi di angoscia, di incazzature, di restrizioni, di dolorose rinunce e addii. Se vi ricordate, mi è successa la stessa cosa anche in Islanda il mese prima. Qualcosa era scattato.
Mi sono abbandonato all’istinto. Ho fatto esattamente il contrario di quello che ho sempre fatto con una macchina fotografica in mano. Ho messo da parte le checklist, tutto il mio overthinking, i miei preconcetti e, forse per il timore (rivelatosi purtroppo corretto) di avere solo questa occasione per fare quello che amo davvero per i mesi a venire ho deciso di godermela.
Questo ha fatto la differenza. Questo mi ha davvero sbloccato. Questo mi ha fatto scattare fotografie che io e i Radio Days abbiamo amato.
Senza rispettare nemmeno uno dei punti che mi ero fissato prima di uscire di casa, in una giornata indimenticabile ho realizzato le fotografie di backstage unicamente sfruttando l’illuminazione led disposta dalla troupe diretta dal mitico Marcello Perego della Milkit Video Production che non avrei mai potuto prevedere sia come resa che come diffusione.
Essere come l’acqua dicono certi. Adattarsi. Infilarsi in ogni spazio libero.
Io dico che se te la godi qualunque cosa diventa un’opportunità.
E allora abbiamo scattato anche le fotografie per il disco e quelle per i singoli in uscita usando tutta la struttura, anche le scale e l’esterno. Ci siamo divertiti e abbiamo passato una di quelle giornate che mi ricorderò a lungo.
Non solo. Ho anche capito e forse imparato, che è molto difficile pensare di avere il controllo totale su ogni situazione quindi a volte tanto vale lasciarsi andare.
La pandemia, i Radio Days, la luce difforme di una costruzione decadente mi hanno insegnato ad improvvisare. Spero di portarmi questa lezione con me la prossima volta che farò una checklist. Anzi. Aggiungo proprio un punto in fondo.
[ ] Lasciare lo spazio per l’improvvisazione.
Il disco e il video
E quindi, dopo questo pippone, non ditemi che non siete curiosi di ascoltare il disco e/o vedere i video dei Radio Days!
Ebbene.
Questo è il video del singolo “Loose Control“.
Come detto il video è stato diretto da Marcello Perego per Milkit Production. Mi è piaciuto come Marcello ha saputo unire alle camere super moderne anche un dv recorder anni 90 per dare un look vintage. Veramente bello.
Questo invece è il video di “What is life“, realizzato con le mie fotografie “ritagliate”. Una sorpresa inaspettata anche per le importanti collaborazioni presenti nel brano
Infine questa è la copertina del disco “Rave On!“ realizzata dal bravissimo Hervé Peroncini e non so dirvi quanto sia orgoglioso del risultato.
Ora non vi resta che ascoltarlo su Spotify.
Se invece siete come me e amate avere i dischi veri in casa, vi rimando al sito ufficiale dei radio Days per tutte le info.
Passo e chiudo.
Haku
Alessio complimenti. Foto di impatto, bello il bianco e nero che rende al meglio la location. Bella la copertina del disco e il racconto che ci hai donato. Bravo bravo e adesso mi ascolto il brano... Rosaria
Wow! Grandi grandi complimenti per tutto questo. E anche l'utilizzo delle tue fotografie nel sito dei Radio Days è veramente molto bello. Sento un pizzico(ne) di invidia :) perché spero anche io di rientrare nel "flow" con la fotografia dopo questo lungo e insolito periodo.